#restaacasa il consiglio più utile: “evitare ogni contatto non necessario e stare a casa! È l’unico modo per fermare un virus”.
L’infezione attualmente in corso denominata COVID – 19 è di recente comparsa a livello mondiale. Il virus appartiene alla stessa famiglia di agenti patogeni che causano la MERS e la SARS, tutte caratterizzate da difficoltà respiratoria acuta.
Numerose sono le incognite correlate alla capacità di trasmissione, di modificazione e di incidenza sulla popolazione.
L’80% delle persone infette note è asintomatico o presenta sintomi lievi simili all’influenza. Nel 20% dei casi la malattia è aggressiva con comparsa di difficoltà respiratoria che talvolta necessita di ricovero in terapia intensiva.
Dai dati attuali si evince che le classi più a rischio sono:
- Età maggiore di 65 anni.
- Soggetti con patologie croniche cardiorespiratorie, ipertensione arteriosa, diabete.
- Soggetti immunodepressi per patologie immunologiche, reumatologiche, oncologiche.
In campo urologico i soggetti più a rischio per sviluppare l’infezione da COVID – 19 sono coloro affetti da:
- malattie oncologiche dell’apparato urinario;
- malattie croniche renali (dialisi);
- immuno-reumopatie;
- malattie infiammatorie croniche.
Tali soggetti necessitano una osservanza assoluta delle disposizioni sanitarie vigenti per la trasmissione del contagio.
Questa categoria di pazienti può essere sottoposta a cicli di immunoterapia, chemioterapia, radioterapia, immunosoppressori con possibilità di sviluppo di infezioni urinarie persistenti e ribelli alle comuni terapie antibiotiche e pertanto possono essere più sensibili ad ulteriore infezione da parte di altri agenti patogeni anche virali.
I sintomi urinari possono esordire con febbre > di 38°C, dolore e bruciore minzionale, dolore lombare, urine maleodoranti, malessere generale, minzioni ravvicinate nelle 24 ore.
In caso di dolore lombare con febbre e disuria occorre pensare ad una evoluzione della semplice cistite in cistopielite o pielonefrite che necessita di cure specialistiche immediate.
Deve risultare chiaro che una cistite, patologia estremamente diffusa nel sesso femminile, di per sé non è da correlare ad una infezione da COVID – 19 ma occorre prestare attenzione nelle classi a rischio menzionate perché il soggetto immunodepresso può indebolirsi ulteriormente per una concomitante infezione batterica e pertanto necessita di una prevenzione accurata e specialistica.
Al momento non esistono dati scientifici sicuri che correlano un aumentato rischio di contrarre l’infezione da COVID – 19 in corso di immunoterapia, ma vale il buon senso generale che vede nella prevenzione un aiuto ad evitare l’infezione virale.
Sotto stretta sorveglianza medica alcune terapie possono essere modulate per permettere il proseguimento con un rischio minore.
Per tutti valgono le regole generali:
– Lavare più volte le mani durante le giornate per almeno 20 secondi con sapone e detergente idroalcolico al 60%.
– Evitare di stringere la mano o effusioni di vario genere e mantenere sempre la distanza di almeno 1 metro.
– Evitare di toccare la faccia, occhi, naso e bocca prima di lavarsi le mani.
– In caso di colpo di tosse o starnuto (proteggere se stessi e il prossimo con l’ausilio di un fazzoletto da gettare subito o, in caso di necessità, nella piega del gomito), detergere subito mani e faccia con fazzoletti disinfettanti.
– Muoversi da casa il meno possibile.
– Pulire spesso con disinfettanti ogni superficie di contatto (Computer!!!)
– Dopo utilizzo del WC, disinfettarlo subito con candeggina che è un ottimo antivirale usato nei reparti di chemioterapia.
In merito alla gestione delle patologie urologiche in questo momento di epidemia L’Osservatorio Nazionale delle Buone Pratiche sulla Sicurezza nella Sanità, in associazione con la nostra Società Italiana di Urologia (SIU) ci danno delle indicazioni utili e chiare per la programmazione degli interventi e dei trattamenti maggiormente urgenti.
E’ chiaro infatti che nonostante la pandemia, i pazienti soffrono di patologie urologiche, talvolta urgenti e il cui trattamento non è differibile, perché patologia oncologica o perché può portare a complicanze severe se non gestite in breve lasso di tempo. Per questi motivi i pazienti con problematica urologica non debbono in alcun modo sentirsi abbandonati.
Non tutti gli ospedali e cliniche sono divenuti centri COVID, e proprio in questi stiamo continuando a garantire la procedure di maggior urgenza sui nostri pazienti.
Al momento non è prevista l’esecuzione a tappeto di tamponi nel preoperatorio, ma viene eseguito attento triage e valutazione anamnestica prima di far afferire i pazienti nel centro di riferimento. Se vi fosse qualunque dubbio rispetto a contatti, sintomi o se la zona di provenienza dovesse risultare particolarmente a rischio rispetto al problema epidemico attuale, si procede a tampone per coronavirus e successivo isolamento fino a certa negatività dello stesso, prima di procedere al previsto trattamento chirurgico.
Pertanto valutando e ponderando al meglio il rischio di esposizione per il paziente e i sanitari, l’urgenza del trattamento urologico sia per patologia oncologica che benigna non differibile, e l’impatto sociale ed economico del mancato trattamento di alcune patologie, continuiamo e continueremo il trattamento chirurgico dei pazienti urologici.